Scuola e sciopero, Moriello su Valditara: è difficile che uno schiavo pensi alla propria libertà
Di Giovanni Moriello ( segretario regionale Pc)
Il Ministro Valditara dice che lo sciopero è roba da sessantottini, superata ormai, e che, come dimostrerebbe la scarsa partecipazione alla mobilitazione indetta dalla CGIL per il 12 dicembre scorso, anche gli insegnanti si starebbero rendendo conto di ciò.
È molto probabile che il Ministro non metta piede in una scuola da molti decenni oppure che – e di ciò siamo più sicuri! – non abbia gli strumenti culturali di base per capire la realtà in cui vive (ricordiamo che è sempre quello che non conosce la differenza tra umiltà ed umiliazione!).
La scuola degli ultimi quarant’anni si è trasformata da istituzione collegiale, in cui il Collegio Docenti era l’organismo fondamentale, in una vera e propria azienda, nella quale le decisioni più importati vengono calate dall’alto (dal Dirigente, che, non a caso, ha soppiantato il vecchio Preside), senza che vi sia, in concreto, alcuna possibilità di confronto e di discussione, anzi, chiunque osi fare anche delle piccole rimostranze, se gli va bene, è visto come un guastafeste. A ciò si è aggiunto anche un declino, sempre più miserevole, dello spessore culturale della classe docente. Gli insegnati di oggi – siamo onesti! – hanno una più scarsa preparazione disciplinare dei loro colleghi di quarant’anni fa. Ma, ovviamente, non è imputabile al corpo docente, che si adatta a quanto i tempi vogliono, bensì ad una élite politico-economica che vuole una società di zombie ignoranti!
I docenti non scioperano? Vero! Anzi VERISSIMO! E quanti sono quelli che hanno una visione collegiale della scuola? Quanti sono quelli che non ritengono che i poteri del Dirigente scolastico siano eccessivi? Quanti sono quelli che hanno una cultura egualitaria del lavoro? Quanti pensano che sul luogo di lavoro non debba valere la legge del più forte? POCHISSIMI! Molti sono stati EDUCATI A SERVIRE! Su di loro è stata fatta un’operazione di ingegneria culturale finissima, che li ha convinti della giustezza e dell’ineluttabilità dello stato di prostrazione in cui versano! È difficile che uno schiavo pensi alla propria libertà. È difficile persino che possa desiderala, perché non sa affatto cosa sia! Nella nostra mente, l’oppressione è divenuta la norma e non siamo nemmeno in grado di sognare un mondo diverso!