Sanremo Controvento, la manifestazione canora specchio dei tempi di una Italia senza voglia di cambiamento


Il festival della Canzone da anni, più che una kermesse canora è lo specchio della società italiana.
Da quando presentava canzoni impegnate ( tutti ricordiamo la terra dei cachi di Elio e le Storie Tese) dove l’ Italia veniva raccontata sia per le sue virtù che per i vizi.
Quando il gruppo scrisse questa canzone era il 1996. Ventinove anni fa in Italia era appena nata la seconda Repubblica. Stava prendendo piede il berlusconismo. E la canzone di denuncia era proprio questa.
Nello stesso anno Denny Mendez veniva eletta miss Italia. Dal festival erano trascorsi sette mesi e la nostra nazione aveva eletto per la prima volta una donna di colore.
Sanremo si adegua anche a questo cambiamento. Nel 1997 il gruppo veneziano dei Pitura Freska canta Papa Nero. In una Italia immaginata da loro stessi sperano di vedere per la prima volta un capo della Chiesa di colore. Tutto questo non accadde ma nella musica si poteva cogliere il senso di cambiamento che si chiedeva all’Italia.
Toto Cutugno, eterno secondo ai festival di Sanremo, nel 1983, cantava “l’Italiano”. Anche qui una descrizione del nostro paese di quegli anni. La schedina, la moviola, ma soprattutto quel partigiano come Presidente ( Sandro Pertini ndr) che dava speranza alla nostra nazione. Sempre Cutugno denunciava “un’Italia con troppa America sui manifesti” sostenendo quindi che era arrivato forse il momento di affrancarsi dalla colonizzazione americana arrivata dopo la seconda guerra mondiale.
Potremmo fare miliardi di altri esempi di canzoni impegnate o meno che avevano come tema la nostra società.
Ma dove è finita l’Italia nel Sanremo 2025? Paradossalmente solo i Coma Cose denunciano una invadenza dei social nella nostra vita che ci impedisce la vita reale.
Poi c’ è Cristicchi con la dedica alla mamma malata di Alzheimer che tenta di dare il messaggio di non abbandonare i genitori malati. C’è Fedez con la sua depressione.
Quello che manca è la descrizione del nostro Paese. Ci ha provato Benigni nella quarta serata. A sprazzi anche Bianca Balti e Geppi Cucciari. Tutto finisce lì.
Dell’Italia non si parla perché è finita la passione politica. I giovani, ma anche i meno giovani, hanno poche speranze di cambiare quello che non va. Siamo in una Italia senza manifestazioni di piazza, senza spirito critico e soprattutto in un Paese dove manca la voglia di cambiamento. E le persone che ce l’ hanno vengono silenziate da un sistema che invade anche le loro vite private. Un sistema che se “zitti zitti il silenzio è oro” citando gli aeroplani italiani si sta meglio. Lo dissero già nel festival di Sanremo del 1992, quello degli anni delle stragi di mafia e dei primi arresti per tangentopoli.
Siamo in una società dove si fanno solo i Cuoricini per non pensare ad un’ Italia decadente. Dove non basta la Pelle di Diamante di Marcella Bella a parlare di femminismo se poi Fedez e Tony Effe fanno la gara a chi è più vittima di un sistema dove o le donne ti fanno male o sei tu che fai male a loro.
E la politica? Langue malamente tra le canzoni d’ amore, la parola più usata nel Sanremo 2025.