Giuseppina Giugliano tenta di dire che è vera la sua storia. Intanto in Molise il Binario 20 bis con ironia: elettrificate i treni

La storia di Giuseppina Giugliano, che molti giornali mainstream hanno erroneamente chiamato Giuliano é diventata involontariamente un fenomeno di massa.
Il Governo Meloni, attraverso il giornalismo “mordi e fuggi” della quantità di like e interazioni sui social, ha fatto passare il messaggio che è meglio rischiare la salute nove ore al giorno su un treno che stare a casa a poltrire con il reddito di cittadinanza. I lavoratori per Meloni devono abituarsi alla schiavitù del sacrificio e i giornaloni mainstream, pur di stare sul pezzo, si sono già adeguati alla nuova linea governativa proponendo il prototipo di schiavitù al quale ci dobbiamo adeguare se vogliamo rimanere in questa società.
Intanto tutti noi giornalisti abbiamo cercato di incrociare i prezzi dei treni ed è venuto fuori che con abbonamenti senza sconti avrebbe pagato di più vivendo in treno che in un appartamento di Milano. Abbiamo potuto constatare, anche dal suo profilo Facebook reale che a dicembre al posto di stare a scuola era sui social a promuoversi come tik toker. Con canzoni e immagini che non mostravano nulla della donna che si sacrificava per quel modello di lavoratore che il Governo Meloni propone attraverso circa 52 articoli di stampa apparsi ovunque.
Intanto il Giorno, la testata da cui tutto è partito, ha ascoltato Giusy che ha tentato di confermare la veridicità di quanto affermato.
Al quotidiano ha spiegato in primo luogo come fa a pagare così poco i viaggi in treno: «Incrocio promozioni, coupon e offerte. I carnet mi costano tra i 384 e i 450 euro al mese. Poi ci sono i punti Italo Più, i ticket gratuiti, la Carta Giovani under 30». Riguardo gli orari, Giugliano dice al quotidiano di partire da Napoli Centrale alle 5.09 (arrivo a Milano: 9.24) e di rientrare alle 18.20 (arrivo a Napoli: 22.53). Sul sito di Italo però il primo treno parte alle 5,14 e arriva alle 10,20. La durata del viaggio ammonta a cinque ore e non a quattro. A proposito invece di chi la accusava di aver lavorato solo per qualche giorno prima di mettersi in aspettativa retribuita, invece Giugliano risponde che ha avuto solo un’assenza prolungata dal lavoro. «A dicembre mi sono ammalata di bronchite. Dopo le feste sono tornata regolarmente a scuola». Ora invece si è «barricata» in casa sua a Napoli, «sconvolta per l’odio che la sua storia ha suscitato», conclude il quotidiano.
I dubbi restano ma c’è anche chi approfitta, proprio in Molise per parlare dei nostri problemi atavici con le ferrovie. Ed è la pagina il Binario 20 bis che inventando una storia del bidello Franco che viaggia pendolare da Campobasso a Venafro che dichiarerebbe ” voglio morire”.
E anche qui, però in positivo, si sfrutta una storia che resta dubbia per stimolare i politici a fare qualcosa per elettrificare tutta la tratta. Il Governo Toma sta per terminare il suo tempo ma i treni restano sempre gli stessi.




